Etiquette Italy

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Business Etiquette e colloqui di lavoro: consigli utili per i recruiter

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Ogniqualvolta che un’azienda decide di rafforzare il proprio Staff assumendo altre persone, i recruiters, ovvero le persone addette alla selezione del personale, devono sostenere iter di selezione più o meno lunghi e composti da varie sessioni di colloqui, ascoltando decine di persone e cercando di capire quale tra i candidati sarà la persona più adatta a ricoprire il ruolo richiesto in azienda. Se la scelta fatta dal recruiter dovesse rivelarsi sbagliata, dovrà risponderne ai propri superiori, nel caso invece in cui il recruiter ed il titolare siano la stessa persona, dovrà prendere atto della scelta errata e porvi rimedio; quale che sia la situazione, scegliere il profilo migliore tra tanti candidati, non è per nulla semplice. Scopriamo insieme come la Business Etiquette può aiutare i Responsabili delle Risorse Umane a rapportarsi al meglio nei confronti dei candidati.

La pandemia ha cambiato tutto

L’avvento della pandemia ha messo tutto in discussione, dando il via ad un profondo cambiamento nel mondo del lavoro: dal ricorso in massa allo smart working alla cassa integrazione, provvedimenti entrambi, che si sono resi necessari a causa delle chiusure e le restrizioni imposte dai Governi. Questo biennio ci ha fatto riscoprire l’importanza delle relazioni e ci ha dato maggiore consapevolezza circa i diritti ad eque condizioni di lavoro, che non riguardano soltanto la retribuzione, bensì anche il benessere, legato ad un ambiente lavorativo sereno. A riprova di ciò abbiamo assistito al fenomeno della “Grande dimissione”, partito dagli Stati Uniti e diffusosi in tutto il mondo: ovunque centinaia di professionisti hanno cambiato posto di lavoro, per poter finalmente avere accesso ad opportunità più gratificanti da ogni punto di vista.

Il linguaggio del corpo parla di noi

Da sempre la comunicazione non verbale incuriosisce numerose persone, perché permette di comprendere sé stessi e gli altri, ed ha la capacità di arrivare laddove le parole non arrivano.
Questo dovrebbe indurci ad avere maggiore consapevolezza circa il linguaggio del corpo, dato che gesti, posture ed espressioni facciali sono in grado di rivelare molto di più dei discorsi che facciamo: il linguaggio del corpo non mente, poiché è l’estensione dei nostri pensieri.
Le persone sono reciprocamente attratte da chi ha posture aperte, dunque occorre evitare assolutamente di incrociare le braccia ed accavallare le gambe da seduti – entrambe posture di chiusura – perché danno l’idea di essere sulla difensiva, mettendo le altre persone nella condizione di avere una ridotta fiducia nei nostri confronti.

Immagine verbale: impariamo a dare il giusto valore alle parole

È importante che ci sia coerenza tra linguaggio verbale e non verbale e questo è possibile solo se mettiamo in pratica due principi cardine della Business Etiquette, ovvero il rispetto per l’altro e la buona educazione: se questi principi fanno parte del nostro essere, saremo in grado di avere pensieri gentili ed educati, che saranno estesi anche alle nostre parole ed ai nostri gesti. Ovviamente dobbiamo soppesare con attenzione ciò che diciamo, perché le parole possono essere più affilate dei coltelli e sono in grado di ferire le persone a cui esse sono dirette e addirittura cadere nella discriminazione, quindi renderci passibili di denuncia.

La Business Etiquette suggerisce rispetto e professionalità

Il colloquio di lavoro serve a conoscersi reciprocamente, e a tale scopo vengono poste domande ai candidati, per capire se posseggono hard e soft skills in linea con il profilo richiesto.
Tuttavia i recruiters spesso si spingono oltre, adottando atteggiamenti provocatori e facendo anche domande personali inerenti alla sfera personale, adducendo come scusa la volontà di testare le reazioni dei candidati.
Attenzione però, perché in ambito lavorativo (dunque anche durante un colloquio) dovrebbero contare serietà, competenza, professionalità e buona educazione piuttosto che età, genere e vita privata. Il condizionale è d’obbligo, in quanto in Italia purtroppo capita puntualmente che alle candidate vengano poste domande inerenti alla gestione familiare, in quanto donne e (potenziali) madri. Ebbene sì, anche nell’anno 2022. Tutto questo è ben poco professionale, oltre che essere discriminatorio.
Battutine e commenti fuori luogo sono stati rivolti alla sottoscritta ed a tantissime altre donne in sede di colloquio e il fenomeno sembra continuare, in barba alla lotta al gender gap. Perfino la stampa nazionale, qualche mese fa, ha avuto come unica preoccupazione la gestione della prole del Comandante Cristoforetti, proprio perché donna e madre; la sua qualifica professionale è tristemente passata in secondo piano, ovviamente nel nostro paese.

Con questa mentalità retrograda, che speranza abbiamo di essere competitivi ed appetibili nel mercato del lavoro?

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